L’equo compenso, principio recentemente introdotto dal disegno di legge di conversione al Decreto Fiscale ed esteso ai tutti i professionisti, reintroduce di fatto i minimi tariffari, costituendo perciò “una grave restrizione della concorrenza”.
E’ quanto stabilito dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato con una segnalazione inviata ai presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, nonché al Presidente del Consiglio dei Ministri.
L’Antitrust aggiunge che qualora la norma fosse approvata “determinerebbe un’ingiustificata inversione di tendenza rispetto all’importante e impegnativo processo di liberalizzazione delle professioni in atto da oltre un decennio”.
Le reazioni non si sono fatte attendere. Così commenta Luigi Pansini, segretario dell’Associazione Nazionale Forense: “Stupisce che non si fosse considerato il parere dell’Autorità, perché era facile prevederne l’intervento. Ora la corsa all’introduzione di una ‘norma bandiera’, inaugurata dal Ministro Orlando, si è scontrata con un parere, il cui testo è da leggere con attenzione e del quale il Governo dovrà tener conto. Ci auguriamo che la questione della tutela dei professionisti quali contraenti deboli possa in futuro muoversi, come abbiamo sempre auspicato, sulle direttrici tracciate dalle vigenti disposizioni del Job’s Act sul lavoro autonomo (Legge 22.5.2017, n. 81), che prevedono forme di tutela in favore di tutti i professionisti, con rimedi addirittura inibitori e risarcitori in loro favore e con la possibilità di irrogare sanzioni amministrative a carico del contraente forte, compresa la pubblica amministrazione”.
In secondo luogo, l’Autorità ha segnalato come le disposizioni introdotte nell’art. 19 del d.l. 148/2017, in materia di gestione collettiva dei diritti d’autore, non siano sufficienti a garantire un completo processo di liberalizzazione del settore, nella misura in cui limitano ai soli organismi di gestione collettiva la possibilità di competere con la SIAE, sino ad oggi monopolista legale nell’attività di raccolta dei diritti d’autore nel nostro Paese.
Non sembrano invero sussistere esigenze imperative di interesse pubblico connesse alla struttura o al funzionamento del mercato, tali da precludere l’ingresso sul mercato italiano di operatori diversi dagli organismi di gestione collettiva. L’intervento di liberalizzazione dovrebbe essere integrato ampliando il più possibile la varietà di scelta, per gli autori, di operatori ai quali affidare la gestione dei diritti, includendo ad esempio anche le entità di gestione indipendenti. L’intervento in questione rischia di rivelarsi del tutto inefficace mantenendo, di fatto, la situazione di monopolio ad oggi esistente sul mercato e lasciando insoddisfatta una domanda attuale e potenziale di servizi innovativi.
Fonte: Altalex
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2017